Il 5 novembre 2008 verrà ricordato sicuramente per l’elezione del primo presidente nero degli Stati Uniti d’America. Potremmo discutere a lungo sul fatto che la società americana abbia dimostrato coraggio e capacità di condizionare profondamente il proprio futuro mentre noi non riusciamo ad evolvere e a staccarci da un sistema politico miope, ispirato al tornaconto personale ed orientato agli interessi di lobby.
Tutto questo non mi interessa ora: la storia ha assistito al declino degli imperi di ogni tempo, forse lo farà anche con noi (italiani ed europei) imprigionati tra egoismi e angosce di un vivere (stanco) alla giornata la dimensione sociale ed economica.
Ciò che in realtà mi ha colpito è vedere il mondo esultare, milioni di persone da ogni dove unirsi al popolo americano e idealmente festeggiare Obama: danze africane, cori europei, attivismo in Internet e al panificio sotto casa. Perché lo fanno? Come mai tanto entusiasmo?
In fondo il neo eletto dovrà occuparsi soprattutto di emergenze interne quali salute, disoccupazione, sicurezza, recessione, crisi finanziaria e, pur essendo un evento epocale, non è planetario: è americano. Che sia stata data una dimensione messianica al personaggio Obama in grado di risollevare le sorti mondiali e calmierare le ansie di tutti noi?
Forse si, ma se così fosse, di fronte alla trasformazione in atto del sistema finanziario mondiale, all’autodeterminazione socio-economica dei paesi emergenti e al perdurante controllo delle fonti energetiche da parte di pochi, meglio ridestarci alla svelta! Chapeau ai consulenti d’immagine e alle società di PR che hanno ispirato in tutti speranza e rivoluzione, ma in questo clima vagamente natalizio dobbiamo realizzare che l’epifania è passata e che ora è il momento di iniziare a pensare “tangibile” e attivare tutti i sensi! Vedere, ascoltare, toccare: vivere delle nostre sensazioni e non del mondo virtuale che giornalisti, esperti e opinionisti dei nostri tempi ci stanno propinando!