Durante l’elaborazione dell’indagine sul rapporto dei Russi con il Made in Italy per l’osservatorio Italian ways of life  abbiamo notato che solo il 42,3% sceglierebbe l’Italia come futura dimora. Il nostro primo pensiero è stato il crollo di un luogo comune che ci portava a pensare all’Italia come meta ambita. Il secondo è stato la voce di A. Korzybsky  mentre sentenziava: “la mappa non è il territorio”, con il risultato di riportarci a guardare l’argomento da un diverso punto di vista. Andando maggiormente in dettaglio ed incrociando i dati,  emerge che i cittadini russi che avevano già viaggiato in Italia rispondevano positivamente per il 52,3% , all’incirca il 25% in più rispetto al campione generale. Quindi chi era già stato in Italia imparava ad apprezzarne la sostanza e a cambiare visuale. Una questione di cuore, di emozioni, territorio, persone, cibi e cultura. Tutti valori questi in grado di stimolare i sensi ed influenzare bisogni e desideri. Questo, il marketing lo definisce “esperienza d’acquisto” ed è la capacità di trasformare il processo d’acquisto in qualcosa di arricchente, una vera e propria esperienza che aggiunge valore al semplice atto di compravendita.

E’ una questione di energia in cui l’azione spetta al venditore. Viene da chiedersi chi sia il venditore in questo caso. Il sistema paese senza dubbio: in altre parole le istituzioni, gli imprenditori, le strutture ricettive e le organizzazioni di promozione e rappresentanza arrivando per gradi all’accoglienza di ognuno nei confronti dei turisti.
Come dimostra il cambio di prospettiva da parte di chi aveva già soggiornato in Italia, il cittadino russo ha un ottimo potenziale di fidelizzazione rispetto al nostro paese ma questo richiede di essere coordinato e alimentato con stimoli appropriati. Se questo avverrà, sarà tutta la filiera del Made in Italy a beneficiarne, quindi non solo turismo ma anche l’avvio di relazioni commerciali, investimenti diretti in attività economiche o immobiliari, reputazione e molto altro. Qualcosa di simile era già avvenuto negli anni ’70-’80 con i turisti americani e tedeschi i quali furono i pionieri delle relazioni commerciali con molti piccoli e medi imprenditori italiani poi cresciuti.
In tutto questo il tempo gioca una variabile fondamentale: non esiste solamente l’Italia ed i Russi non hanno motivazioni particolari per scegliere questa rispetto a mete altrettanto allettanti in Europa (si pensi ad esempio alla Francia, nostra eterna concorrente, ma anche Cipro e la vicina Turchia).

Se aumenta l’offerta, in qualche modo nella mente del cliente aumenta il “caos” e la complessità decisionale. Se volessimo utilizzare un concetto preso a prestito dalla Fisica: aumenta l’entropia. In pratica è normale che un fenomeno vada verso il caos e si deve considerare che i processi naturali non sono reversibili: se bruciamo un pezzo di legno questo produrrà calore ma una volta completata la combustione non sarà più possibile tornare alla situazione di partenza. L’amore dei Russi per l’Italia rischia di bruciare producendo un po’ di calore e molta cenere. L’inversione di questo processo dipende da quanta energia siamo disposti ad investire in questa fase storica.