Nell’ambito di un recente progetto di Marketing mi sono imbattuto in tre aziende del settore tipografico che stanno interpretando in modo molto diverso l’attuale congiuntura ma tutte hanno successo nel contrastare la crisi di mercato che attanaglia la quasi totalità dei settori. A volte riportare ciò che si osserva attenendosi rigidamente ai fatti rischia di appiattirne la prospettiva quindi ho  pensato di esprimere le mie riflessioni attraverso metafore, attingendo al mondo animale in chiave orwelliana. la fattoria degli animali
In questa storia non ci sono maiali, i protagonisti sono diversi in partenza e grazie alla loro eterogeneità riescono a presidiare segmenti complementari. Chissà, magari mi riscopro moderno Andersen e senza voler creare falsi moralismi, potrò contribuire nel mio piccolo a gettare qualche briciola di pane per ritrovare la strada in questo peregrinare scandito dal ritmo di giullari e menestrelli del nostro tempo. Di ogni azienda ho cercato un animale in natura che, per analogia, richiami un comportamento simile. Ogni riferimento è espressamente voluto, pur non citando mai direttamente gli interessati.
Per primo ho incontrato il pavone, una coda bellissima dai colori sgargianti che si propone al mercato grazie alla continua ricerca in materiali e tecnologie. Esso pur avendo mantenuto un attaccamento al proprio habitat, dal quale attinge competenze d’eccellenza, mi ha confidato di muoversi in un territorio più ampio per accattivarsi l’ammirazione dei clienti del settore design. Ad essi offre la capacità di accudire i loro progetti non solo sotto il profilo tipografico ma anche attraverso servizi accessori tagliati su misura quali la fotografia allegorica e tecnica, i rendering d’interni e la multimedialità. L’elevato livello di specializzazione e l’esperienza maturata in questi anni nei settori di pertinenza gli hanno permesso di sviluppare importanti competenze distintive.
Mentre si prendeva cura di un mio progetto il pavone mi ha parlato del gatto, rapido e misterioso, divenuto famoso ai più per le affinità con streghe e maghi (soprattutto). Il gatto pur essendo animale solitario, è anche in grado di convivere in colonie della stessa specie, dove stabilisce regole ferree di collaborazione e gerarchia. Inoltre fin dal tempo degli egizi ha stretto un patto di simbiotica convivenza con l’uomo il quale, a quel tempo, lo venerava in cambio del servigio di liberare i granai dai ratti. I granai che il nostro gatto sovrintende oggi sono i depositi della cultura moderna, le librerie. Esso grazie all’abilità nella caccia e all’accordo con la colonia dei suoi simili è in grado di precipitarsi nei moderni depositi in tempi brevissimi, evitando all’uomo di strutturarsi per mantenere una propria colonia felina. In un’epoca in cui la frenesia della vita quotidiana stava rendendo sempre più difficile la vita dei felini di rotativa, il nostro gatto ha capito che l’uomo aveva bisogno di liberarsi di sovrastrutture logistiche ed acquisire flessibilità, attraverso sistemi di pianificazione vicini alla lean production.
Mentre ammiro i due animali, maestosi, scopro che uno scoiattolo intento a presidiare il mercato adiacente alla propria tana si accinge ad investire in nuove tecnologie di stampa digitale nonostante la stagione siccitosa sia avara di bacche e frutti. Non lasciamoci ingannare signori dalla mole ridotta dello scoiattolo perché è un profondo conoscitore del suo habitat ed è fortemente connesso con l’ambiente circostante dal quale coglie ogni opportunità, con la volontà, nel pieno rispetto della “legge di attrazione”.
E come tutte le storie anche questa finisce. Il lieto fine è solo temporaneo e non senza difficoltà ma vogliamo credere che possa continuare. Come in Africa, anche in questo caso, ogni mattina, non è importante che tu sia gazzella o leone, l’importante è cominciare a correre…